Un saluto a ciascuno e un augurio sincero di buon anno scolastico. Come  sapranno i  “vecchi lettori” e ora anche i “nuovi”,  all’inizio di ogni mese propongo in qualità di direttore un piccolo contributo educativo, che raccolgo da situazioni che intercetto nella mia funzione educativa.

Non si tratta dunque di una volontà di salire cattedra e  impartire insegnamenti, ma di sedere a tavola con voi e  servire portate da digerire, ciascuno con le proprie papille gustative. Il “mestiere del genitori” è un’arte difficile a cui spesso ci dedichiamo con troppa  naturalezza e spontaneità, ma la complessità d’oggi ci obbliga se vogliamo “essere” brave mamme e papà” a ritagliarci dei tempi per delle sane occasioni di riflessione, formazione e ripensamento.

Il primo pensiero che vi propongo quest’anno lo strutturo partendo dalla testimonianza che i nostri studenti di V liceo hanno dato ai loro compagni più piccoli al rientro dall’esperienza missionaria in Ghana e che è riassumibile in tre grandi argomentazione”

PRIMA: “Siamo dovuti andare in Africa per capire quanto il benessere abbia indebolito la nostra volontà”, “avere tutto significa non desiderare più nulla, non volere più nulla”. Penso davvero che una vita troppo facile prepari ragazzi ammalati di “atonia psichica”, ragazzi spenti, tiepidi, o “sdraiati” come direbbe lo scrittore Serra.

SECONDA: “Quant’ è stato bello gustarsi una doccia calda,  una volta rincasati”.  Avere tutto significa gustare nulla o per dirla con un proverbio “Il passero ubriaco trova amare le ciliegie mature”. Paolo Crepet, noto psicopedagogista, è stato efficacissimo quanto ha sintetizzato. “Troppo benessere genera il mal-essere; genera i gaudenti scontenti: genera Il disagio dell’agio”.

TERZA: “Abbiamo dovuto ripensare la distribuzione delle magliette perché tra i bambini di strada abbiamo scatenato l’inferno”.  Senza voler tornare alle canottiere madide dei contadini e alle abitazioni insalubri degli operai di inizio secolo scorso, è sotto gli occhi di tutti  che oggi siano più gli abiti che sono appesi inutilizzati negli armadi di quelli che riusciamo davvero ad indossare. La situazione è così allarmante che gli stessi economisti cominciano a riflettere sul nostro meccanismo perverso che ci obbliga a “crescere” all’infinito e al pianeta di cominciare a “svuotarsi”.

E allora provo a proporre un anno di maggiore sobrietà, dove proviamo tutti a porci davanti  alle richieste dei  nostri figli con questa domanda “Ma ti serve davvero?”

Buon anno!