Questa settimana ho avuto il piacere, l’onore e la soddisfazione di assistere alla discussione e proclamazione, quali dottori magistrali, dei miei due figli primogeniti. Di fatto con il raggiungimento di questo ultimo grado formativo si è conclusa un’era e anche una funzione genitoriale specifica, aprendo un altro segmento di vita per loro e per noi mamma e papà.

L’indomani ho inviato loro un messaggio utilizzando le parole di Josè Saramago, che qui sotto riporto, accompagnate da tre parole: “GRAZIE, SCUSA, MI RACCOMANDO… continua a farmi sentire orgoglioso di Te”

Uno di loro mi ha risposto così: “Grazie a Te perché nonostante spesso non ne capissi la ragione, non ti sei mai sostituito ai miei compiti, perché pur tutelandomi, raramente mi hai difeso da quelle che io ritenevo ingiustizie,   e soprattutto mi hai fatto continuamente capire che ce l’avrei potuta fare. Scusa Te, se spesso ho fatto finta di non ascoltarti, ma ti assicuro che le tue parole taglienti, e qualche volta non facilmente digeribili, sono sempre risuonate nel mio cuore, ma io ho la mia testa e il mio diritto di scegliere cosa fare. Ricordatelo! Mi raccomando a Te perché so che, nonostante la tua fermezza, sei il mio migliore tifoso e da lontano, nel tuo essere fintamente distante, perché sempre indaffarato, non smetterai mai di esserci e io non smetterò mai di guardarti”.

Ecco io penso che i figli , carissimi tutti, SONO SOLO UN PRESTITO, NON VANTIAMO ALCUN DIRITTO su di loro, e dobbiamo prestare attenzione ad esercitare i nostri DOVERI con quella cura di chi semina e annaffia (pars costruens)  pota e cima (pars destruens) pur sapendo che i FRUTTI li potranno dare solo loro e saranno  i loro. Camminiamo  al loro fianco, né davanti, né dietro e soprattutto mai al posto loro, dando esempi di vita buona piuttosto che parole di vita vuota e troppo facile

“Un figlio è un essere che Dio ci ha prestato per fare un corso intensivo di come amare qualcuno più che noi stessi, di come cambiare i nostri peggiori difetti per dargli migliore esempio, per apprendere ad avere coraggio. Sì. È questo!  Essere madre o padre è il più grande atto di coraggio che si possa fare, perché significa esporsi ad un altro tipo di dolore, il dolore dell’incertezza di stare agendo correttamente e della paura di perdere qualcuno tanto amato. Perdere? Come? Non è nostro. È stato solo un prestito. Il più grande e meraviglioso prestito, siccome i figli sono nostri solamente quando non possono prendersi cura di sé stessi. Dopo appartengono alla vita, al destino e alle loro proprie famiglie. Dio benedica sempre i nostri figli, perché a noi ci ha benedetto già con loro.” – Josè Saramago