A breve ricorrono i cinquant’anni dalla morte di Attilio Giordani, che insieme a don Bosco, è punto di riferimento e appello di protezione per la nostra scuola. Mentre invito tutti a ritrovarsi per una Santa Messa, domenica 18 dicembre alle ore 18.30 insieme all’Arcivescovo Mario Del Pini in Basilica di Sant’Agostino  (MM Sondrio) mi piace l’idea di offrire a ciascuno di voi qualche pennellata di colore di questo grande uomo, marito, padre, sposo ed educatore.

Tra i suoi motti spesso ripetuti, ne troviamo alcuni davvero degni di nota “Non dobbiamo essere buoni alla buona”; “Vivere nel mondo senza essere del mondo”;  “Non cercare, ma dare”; “È necessario vivere ciò che si vuol far vivere”.

Un uomo dalla fede vissuta che più che proclamata, che traspare dalle sue azioni e dal suo modo di essere. Ne sono testimonianza la serenità e la gioia con cui porta avanti le attività in cui è impegnato, convinto di essere solo strumento nelle mani di Dio, cercando sempre di raggiungere tutti i ragazzi che gli sono affidati, affinchè potesse essere presentato loro il messaggio cristiano. E questa testimonianza è coraggiosa, sapendo intervenire anche con parole dure con chi dà scandalo. Questo lo porta ad essere molto esigente riguardo alla fede. Sono state conservate le sue ultime parole: “La misura del nostro credere si manifesta nel nostro essere”.

Davanti a tanta fragilità emotiva dei nostri ragazzi, dello smarrimento delle nuove generazione, alla mancanza quasi assoluta di resilienza forse Attilio Giordani, nella sua semplicità ci indica la strada: MENO PAROLE più ESEMPIO DI COERENZA, non insegnando scorciatoie ma dando dimostrazione che la via maestra è quella che si percorre alla luce del sole.  Teniamo a sempre a mente che coerenza è quando ciò che dici, ciò che fai, ciò che pensi e ciò che sei vengono tutti da un unico posto.

Diamo ai nostri figli I giovani esempi di onestà, di fedeltà, convinzione e di altruismo e non sermoni di alta e nel contempo fragile oratoria

Biografia

Uomo del nostro tempo, Attilio Giordani nasce a Milano nel 1913. Suo padre, Arturo, è un ferroviere, la madre Amalia Marucco è una casalinga con tre figli da accudire. Attilio è un ragazzo pieno di risorse: esuberante, gioioso, sempre di buonumore. Frequenta la parrocchia di Sant’Agostino e l’oratorio dove gioca assieme ai suoi coetanei. Entra in contatto con il “metodo preventivo” di educazione promosso da San Giovanni Bosco che egli stesso mette in pratica, diventando catechista e animatore dell’oratorio.

Geniale e creativo, Attilio inventa sempre nuovi modi per far divertire i suoi ragazzi: gite, passeggiate, escursioni in montagna, eventi musicali, rappresentazioni teatrali alle quali partecipa come attore applauditissimo. E parla loro dell’amore di Gesù, del suo messaggio di fratellanza. Attilio parte per il servizio militare dove porta gioia e una parola buona ai propri compagni, impegnati ad affrontare la Seconda guerra mondiale. Si fidanza con Noemi Davanzo, conosciuta in oratorio. La coppia condivide gli stessi ideali. Si sposano e mettono al mondo tre figli: Piergiorgio, Maria Grazia e Paola. Attilio, impiegato presso la Pirelli di Milano, è un lavoratore operoso e attento e anche tra i suoi colleghi non manca di trasmettere l’allegria e i valori in cui crede.

Ogni mattina, alle ore 6,30, prima di recarsi al grattacielo “Pirellone”, va a Messa e ogni sera, in casa Giordani  si prega tutti insieme. Non vivono nel lusso e aiutano come possono i più poveri. Continua, intanto, l’attività in oratorio. Attilio sa che i giovani hanno estremo bisogno di avere una guida, una bussola che li orienti verso un futuro che li realizzi. Egli dà ai giovani la risposta ai loro perché, dando l’esempio per primo: preghiera, lavoro, sano divertimento, carità. Inventa anche la “Crociata della Bontà”, iniziativa che vede impegnati i giovani in azioni a favore dei bisognosi.

A cinquantanove anni, assieme alla moglie, parte missionario in Brasile. Ad attenderlo ci sono i tre figli, volontari dell’Operazione “Mato Grosso” (movimento giovanile missionario svolto in America Latina). A Campo Grande (Brasile), il 18 dicembre 1972, mentre papà Attilio sta parlando in una riunione di quanto sia importante dare la vita per gli altri, all’improvviso si accascia. È un infarto. Prima di morire rivolge alcune parole al figlio Piergiorgio: «Continua tu…». E quel «continua tu…» è la frase indirizzata a ciascuno di noi. Il suo corpo oggi riposa a Milano, nella Chiesa di Sant’Agostino.