E’ facile sentir  paragonare  i figli ad una bella spugna assorbente; I figli, infatti, assorbono tutto quello che noi siamo  per poi  individuarsi, e  arrivare  a dire “IO!” sui  25/30 anni 30  Un genitore, secondo me,  non deve avere capacità particolari, non deve avere idoneità particolari, non deve essere capace di dare prestazioni particolari. Il genitore è colui che METTE LA PROPRIA VITA  e la propria persona a disposizione di quei figli perché possano ricevere, assorbendo, tutti gli strumenti per crescere.  Paradossalmente un papà e una mamma non deve avere particolari capacità di dialogo con i propri figlioli, altrimenti dovremmo sottrarre la patria potestà a tutti quelli  che a mala pena sanno dire buongiorno. Quanti genitori analfabeti, e penso a tanti genitori che adesso non ci sono più, che erano bravissimi genitori che hanno trasmesso una proposta di vita forte, che con la loro persona e il loro modo di vivere hanno trasmesso il senso profondo della vita e delle cose; che hanno saputo proprio generare personalità forti. Il genitore GENERA attraverso LA PROPRIA VITA, non ha caratteristiche particolari. Il genitore è colui che, consapevole di questo, cura la propria persona e la propria vita perché sa che la propria persona e la propria vita è ciò di cui il figlio si nutre. Credo che questo sia il fardello più grosso perché l’essere genitori non è curare il figlio, essere genitori è CURARE LA PROPRIA VITA e la propria persona perché il figlio assorbe la nostra vita e la nostra persona. Come noi trattiamo noi stessi e la vita. Questo è il genitore!

C’è differenza dall’insegnante pur avendo l’insegnante lo stesso scopo: educere = allevare? Quando pensiamo a un insegnante diciamo che è come una missione  e noi siamo sempre molto esigenti con chi lavora sulla persona. L’insegnante ha lo stesso scopo che ha la famiglia, è immediatamente il partner privilegiato del genitore. La scuola diventa immediatamente partner privilegiato prima ancora di tutti gli altri perché si introduce nel percorso di crescita del ragazzo e ha un ruolo fondamentale, ineliminabile.  Quello che è certo è che quello che la famiglia vede a casa, non è lo stesso ragazzo che vedono gli insegnanti a scuola.

Ultimamente ho visto che è molto difficile la relazione tra scuola e famiglia. Come mai? Forse nella famiglia si esprime di più il codice materno, un tipo di protezione, di cura, di sostegno, di aiuto, perfino esagerato e delle volte si arriva fino a essere dei suggeritori, degli imbonitori… e l’esagerazione della cura materna può arrivare a fare male.  La scuola, invece,  per come è strutturata, anche soltanto attraverso gli orari, i compiti, le regole …. è un codice paterno, cioè è normativo. E delle volte questi due codici vanno molto in conflitto, sembra che la scuola non riesca a esprimere la cura di tipo materno e sembra anche che la famiglia non riesca ad esprimere una cura di tipo paterno. Credo che la coscienza della differenza sia fondamentale e occorra un’unità profonda tra questi due partner perché il giovane  cresca bene. Capire  la propria identità “generativa”  è IL lavoro da fare.  Aver CURA DEL PROPRIO IO è il modo migliore per essere mamma, papà e insegnanti