Scrivo il contributo educativo di questo mese mentre ancora mi trovo in Terra Santa con un gruppo di famiglie, raccontandovi la giornata appena conclusa iniziando dal fondo e se avrete la pazienza di leggere l’articolo fino in fondo ne capirete il motivo.

E’  venerdì sera, siamo  ormai al vespro e il buio sta iniziando a scendere anche su Gerusalemme. Il Muro occidentale, detto imprecisamente del Pianto, si sta riempiendo di centinaia di persona, specie giovani ebrei che in gruppo o da soli, tutti sorprendentemente abbigliati, si recono con canti e balli, con passo spedito e celere nel luogo della preghiera. Si crea una situazione che mi smarrisce, nessuno tace, nessuno sta fermo, molti cantano, altri recitano parti di salmi, altri ancora sembrano piagnucolare. Penso alle orecchie di Dio e mi domando come possano accogliere le preghiere qui confusamente espresse, non all’unisono, elevate in maniera molto folkloristica; e poi mi fermo un poco e penso al fatto che Dio Padre guarda a questo popolo da sempre, lo ha educato ad invocare e  forse il mio giudizio tagliente sull’originalità incontrata è parte della verità ma non il suo intero.

Un po’ perplesso mi allontano con i pensieri da questo luogo santo e risalgo su fino al S. Pietro in Gallicantum, dove l’apostolo più anziano rinnega Gesù per ben tre volte. Immagino quanta delusione  Gesù abbia potuto provare davanti all’atteggiamento di Pietro,  bell’amico… codardo e menzognero. Ma poi ci penso ancora un poco, forse Pietro si è limitato a piangere solo amaramente e non ha scelto come Giuda di togliersi la vita, perché si è ricordato tutte quelle situazione in cui il Maestro al posto di maledire ha benedetto, al posto che condannare ha perdonato, invitando ad amare e pregare per i propri nemici. Mi ritraggo ancora e il pensiero riabilita il povero Pietro, che prestamente avevo già condannato.

Il tempo si fa quello della pienezza della giornata, e mi trovo in visita al Cenacolo. Qui mentre la guida parla mi vengono in mente diversi amici preti e anche taluni che faticano a dar testimonianza e che non vivono la Memoria che celebrano. Poveretti loro dico io! Ma appena varcata la soglia del Cenacolo mi viene ricordato che per tradizione questo posto è considerato anche il luogo della Pentecoste, in cui lo Spirito Santo rende gli apostoli capaci di farsi comprendere ma gli astanti anche capaci di riconoscere ogni loro parola. Ahimè prima di guardare le fatiche altrui, forse dovrei riconoscere le mie.

Ed è mattina e mi ritrovo da dove la storia di Gesù ha preso inizio: Betlemme. Dentro la Chiesa della Natività regna rumore, confusione e arredi ortodossi un po’ disordinati e impolverati. Addirittura i custodi si fanno pagare per far saltare la fila e l’attesa a quei pellegrini o visitatori che van di fretta…La gente spinge, fotografa, parla e sembra lì come ad un museo… E poi finalmente entro nel luogo della Nascita e la mangiatoia è lì conservata. Ah già il Cristo è venuto per farsi mangiare e non per sanzionare. E’ lui che ha reso l’impossibile possibile, l’Infinito Finito, superando ogni tempo e ogni storia.

Sia mai che per entrare in confidenza con Dio e ad esser a Lui graditi bisogna cominciare a pensarla in maniera diversa da come ci verrebbe naturalmente? Sia mai che per capire fatti e situazioni ma soprattutto la gente con cui vivo occorra iniziare a pensare che accanto ad una verità prima, esista speso una verità seconda, magari anche più completa e affascinante.

Sia allora un anno nuovo in cui possa partendo dal fondo delle cose risalire al principio, perché cresca la confidenza con il Mistero e la pace con i fratelli.