Generalmente la prima esperienza che vive l’uomo e la donna, una volta che vede la luce, è data dall’abbraccio commosso e stupito che la mamma dona alla creatura appena partorita; e tra i desideri che abitano la profondità del cuore di ciascun vivente vi è senz’altro anche quello di potersi definitivamente congedare da questo mondo attorniati dall’abbraccio affettuoso dei propri cari. Si potrebbe così ritenere che la vita di ciascuno trovi senso tra un primo e un ultimo abbraccio
Spesso però l’uomo e la donna, lungo la propria esistenza si dimenticano di questa specificità tanto che le braccia si irrigidiscono e le mani si serrano minacciose, divenendo veicoli di rifiuto, di contrapposizione, di violenza, di diffidenza nei confronti degli altri, vicini e lontani. E papa Francesco, nei giorni scorsi, è arrivato a dire che le nostre guerre e quelle più generali sono spesso abbracci mancati o abbracci rifiutati.
Ecco io auguro a me e a voi di potere trascorrere il prossimo tempo estivo, dedicandosi al riposo e al divertimento, ma soprattutto alla rigenerazione della nostra indomita istintività, sperimentando una dieta ingrassante, fatta di silenzi, di tenerezza, di superamento della ormai problematica aggressività verbale, fisica e virtuale.
Vorrei proporvi, insieme a Papa Francesco, di riempire le vostre giornate estive di tre tipi di abbracci:
l’abbraccio che manca, quello che non stiamo dando da troppo tempo, quello che non siamo riusciti a dare dopo aver litigato, dopo esser stati offesi. Un abbraccio che sorprenderà “il nemico”, superando divisioni, rifiuti, pregiudizi, incomprensioni, sospetti e mormorazioni e soprattutto interrompendo la logica della vendetta. Penso che in questi abbracci donati e mancanti trovi senso l’evangelico: “porgi l’altra guancia o l’amate i vostri nemici”. Ricomincia amando!
l’abbraccio che cambia la vita, quello di san Francesco ha dato al lebbroso, quello della carità, è quello che ti rende soddisfatto perché piuttosto che ricevere hai donato, perchè e solo la gratuità a renderci veramente liberi, a farci sentire pienamente soddisfatti di noi stessi, orgogliosi dei gesti e delle azioni compiuti. Ricomincia a gratis!
l’abbraccio che salva educando, è quello che esce da uno sguardo verso l’Alto, di chi sa di essere anzitutto figlio amato da sempre, tenuto fra le braccia misericordiose di un Padre che ci guarda sempre con grande tenerezza e infinito desiderio di bene.
Siano giornate ricche di premure educative che da buon figlio di don Bosco traduco in un tempo carico di amorevolezza, che non va confusa mai con la debolezza, il sentimentalismo, o la stupida premurosità ma che si traduce in un coinvolgimento serio, razionale e sostenuto dalla ricerca del vero bene verso chi amiamo e siamo chiamati ad educare. Ricomincia educando!
Sia quindi una Estate di lunghi abbracci