Questo mese lascio la parola al cardinal Martini, che nel 1988, scriveva un piccolo libricino simulando che fosse don Bosco “a prender parola”

[CM]Amate i vostri figli alla maniera di Dio, regalate loro l’amore, perchè c’è anche l’amore sbagliato, falso ed egoistico. Dobbiamo amarli come persone,  capaci di intelligenza e volontà, di errori e santità. Alle volte noi li amiamo perchè ci proiettiamo in loro, per paura e protezione, perchè siano nostri dipendenti o alleati perchè ci saranno utili in seguito, oppure per farci perdonare i nostri egoismi e ingiustizie. L’amore vero invece ce li fa amare anche quando non lo meriterebbero perchè sono cattivi, non prendono bei voti, sbagliano, rispondono male, si ribellano. Lo so che un amore così non è facile. Per questo vi ripeto che soltanto Dio ci può insegnare l’arte di amare come Lui e di educare.

[DB]Mi hanno interrogato più volte e in tanti sul metodo da me seguito nell’incamminare così felicemente i giovani sulla via della virtù, ho sempre risposto: “Il sistema preventivo, la carità!”. E un sistema che tratta ogni giovane da “amico” e tale lo rende. Nel sogno che ho fatto a nove anni Colei che mi ordinò di mettermi in mezzo a quei ragazzi mi disse tra l’altro: “Non con le percosse, ma con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici”. Non ho mai più dimenticato il suo consiglio. La pratica del sistema preventivo è tutta poggiata sopra le parole di San Paolo: “La carità è paziente… tutto soffre, tutto spera, tutto sopporta”. Perché non venisse confusa con l’elemosina ho cercato di tradurre la parola “carità” con amorevolezza. Bisogna amare ciò che piace ai giovani, e i giovani ameranno ciò che piace ai loro educatori L’amorevolezza la si deve esprimere nelle parole, nei gesti e persino nell’espressione del volto e degli occhi. Ed è importante che i giovani non solo siano amati, ma che gli stessi abbiano coscienza di essere amati. L’amorevolezza implica una conoscenza non superficiale ma profondo, non solo intellettiva ma anche affettiva.

[CM]“Ai ragazzi bisogna indicare il bene e il bello che possono fare nella vita non il male”. A me pare che nella società del benessere, il fatto di stare bene, di avere tutto e abbastanza in fretta, il non avere tempo e pazienza di rispettare i tempi psicologici dei ragazzi, induca i genitori ed educatori a fare i prodighi e oltranza nei loro confronti, creando in tanti ragazzi bisogni inesistenti.. Chi non impara a soddisfare da solo i propri bisogni esistenziali, naturalmente senza danneggiare o sfruttare gli altri, non sarà mai un uomo responsabile. Mentre lo diventa chi ha la giusta stima e rispetto di se stesso e per le proprie capacità, e attraverso l’esperienza quotidiana ha la sensazione di essere realmente utile anche agli altri. Per rendere responsabili i ragazzi serve certamente abituarli a fronteggiare il duro della vita, gli stress, i fallimenti, evitando di risolvere loro, sempre, ogni tipo di problema, e di spianare tutti gli ostacoli come invece certi genitori troppo ansiosi e solleciti, credono sia giusto fare. So di fare un discorso duro, che sa di rimprovero, forse inaccettabile da alcuni, ma vorrei solo che insieme, voi genitori ed educatori, voi sacerdoti e io con voi aprissimo di più gli occhi e il cuore, ascoltassimo in silenzio, attentamente, la nostra coscienza, senza difenderci troppo con quei meccanismi psicologici e sociali con i quali cerchiamo, involontariamente, di togliere o diminuire la nostra responsabilità. Forse solo così troveremo la maniera efficace di arginare questa peste sodale, di vincerla; e il modo e i mezzi di porvi rimedio ricuperando tutto il possibile.

Carlo Maria Martini, 1988, Cardinal Arcivescovo di Milano