“Buona fine ma soprattutto buon principio”. Insieme a queste parole che mi sono sentito rivolgere spesso dalla mia mamma, che nella sua sapienza popolare soleva chiosare così ogni fine anno, raggiungo ciascuno di voi con qualche parola di augurio unita ad un semplice invito per il tempo nuovo che ci sta dinnanzi.

Mi sembra, infatti, che le circostanze storiche, le notizie reiterate di brutalità, l’insistenza dei media sempre propensi a cogliere il male piuttosto che il bene, abbiano aumentato un senso profondo di paura, dando origine a reazioni corporee e psicologiche che minano la serenità e il benessere delle nostre persone. Secondo la quasi totalità degli esperti, però, la maggior parte delle nostre ansie è immaginaria ed è la principale fonte della nostra infelicità,  tanto da  trasformare i nostri giorni in un incubo anziché in un’opportunità.

Pur riconoscendo l’importante valore che  l’apprensione e il timore  hanno  per la nostra sopravvivenza, non possiamo fingere di non vedere come (attualmente) questa emozione, questo stato dell’animo, stia giocando un ruolo incisivo nella vita delle persone, incrementando un forte senso di malessere nelle relazioni umane, scatenando rabbia, aggressività, ricerca indiscriminata di un colpevole a cui farla pagare.

E così in questo vortice assurdo perdiamo più tempo ad inseguire ciò che non c’è rispetto a vivere la vita e il dono che essa porta con sé: la felicità.

Questo stato di ansia e di disagio si è  oggi  terribilmente acuito ma  a ben guardare appartiene da sempre alla storia dell’uomo, tanto che nelle pagine bibliche, il comando più ripetuto è esattamente “NON TEMERE”, proposto nell’intero testo per 365 volte. Mi piace pensare che su ogni nostra giornata ci sia il desiderio di Dio Padre di liberarci dalla paura, di sostenerci nella debolezza, di rafforzarci nella fiducia.. L’invito e l’augurio che rivolgo a me e a voi per  quest’anno è allora quello di provare a   viverlo avendo un po’ meno paura dei nostri difetti,  delle nostre ansie considerandole viceversa come sfide, consapevoli che essere felice non significa avere sopra il proprio capo un cielo senza tempesta, una strada senza incidenti, un lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni,  convinti, invece, che ciascuno uomo è anzitutto figlio mai orfano, mai solo, figlio di un Padre che ha promesso di “essere sempre con noi fino alla fine del mondo”

Mi auguro e vi  auguro di abitare gli antri profondi dell’anima, unico luogo dove è possibile scoprire se stessi,  ringraziando Dio ogni mattina per il miracolo della vita, trovando la forza di baciare i figli  ribelli ricevuti in dono, coccolando i genitori che invecchiano, i compagni di strada e  gli amici di sempre, anche quando ci feriscono un po’.

Vi auguro e mi auguro di riuscire a dire alta voce, qualche volta in più, e senza paura: “Ho sbagliato” – “Mi dispiace” – “Ho bisogno di te”- “Ti amo”, perché il punto di partenza e  quello che si stende all’orizzonte, è che anzitutto ciascun uomo e ciascuna donna è creatura, non creatore, perfettibile non perfetto, amato non amabile, cercato non cercabile da Colui che tutto può, Signore del tempo e della storia, custode dell’eternità che attende ciascuno di noi, purchè crediamo.

Possa la nostra vita, quest’anno, diventare un giardino di opportunità per la felicità …  possa crescere dentro di noi un cuore impavido: usando le lacrime per irrigare la tolleranza,  le sconfitte per addestrare la pazienza, gli errori per intonare percorsi di pace, gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza

Auguri di buon anno, auguri di un anno prodigioso.

Il direttore