Nel pensare agli auguri da proporre a ciascuno di voi per questo nuovo anno che ormai ha aperto i battenti mi sono capitate fra mano le parole di Steve Jobs, fondatore di Apple, pronunciate nel 2005 all’Università di Stanford.

“Il vostro tempo è limitato, perciò non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non rimanete intrappolati nei dogmi che vi porteranno a vivere secondo il pensiero di altre persone. Non lasciate che il rumore delle opinioni altrui zittisca la vostra voce interiore. E, ancora più importante, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e la vostra intuizione: loro vi guideranno in qualche modo nel conoscere cosa veramente vorrete diventare. Tutto il resto è secondario.”

Penso davvero che potrà essere un buon anno se eviteremo di perdere tempo, se insegneremo ai nostri giovani quanto la vita sia fatta di occasioni uniche e irripetibile, che occorra davvero educarsi all’ascolto di ciò che “ditta dentro” (Dante Alighieri – XXIV Purgatorio).

Ma sarà un anno diverso e migliore se, al contrario di quanto suggerito da Jobs, uno degli uomini più ricchi mai visti sotto questo cielo,  avremo lasciato respirare in noi quel che di buono la Storia ci ha consegnato, smettendo di “essere metro e misura di tutte le cose”,  recuperando  per i nostri figli quel che scriveva Lev Tolstoj: “Compresi, in realtà, solo ciò che sapevo da moltissimo tempo, quella verità che è stata trasmessa agli uomini sin dai tempi più antichi, da Buddha, da Isaia, da Lao-Tse, da Socrate e, in modo particolarmente chiaro e inequivocabile, da Gesù Cristo e dal suo predecessore Giovanni Battista. Giovanni Battista, alla domanda degli uomini: «Che dobbiamo fare?», ha risposto in modo semplice, breve e chiaro: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto.»

[…] Capii che un uomo, oltre a vivere per il proprio bene personale, deve inevitabilmente contribuire al bene degli altri: se dobbiamo prendere un paragone dal mondo degli animali […] allora occorre prenderlo dal mondo degli animali sociali, come le api; ed è per questo che l’uomo, senza parlare dell’amore per il prossimo che è innato in lui, è chiamato sia dalla ragione sia dalla sua stessa natura a servire gli altri uomini e l’umanità in generale. Capii che questa legge naturale dell’uomo è la sola che gli permette di compiere quanto gli è stato assegnato e di essere quindi felice. La felicità sta nel vivere per gli altri. E questo è chiaro. Nell’uomo è stato posto il bisogno della felicità; esso dunque è legittimo. Appagandolo egoisticamente, cioè cercando per sé la ricchezza, la gloria, i comodi della vita, l’amore, può accadere che le circostanze prendano una tal piega che sia impossibile soddisfare questi desideri. Per conseguenza, questi desideri sono illegittimi, ma non è illegittimo il bisogno di felicità”

E allora…proviamoci educandoci e educando alla maniera di Tolstoj. Buon Anno!