«E così… inizia un nuovo anno e io, come immagino ciascuno di voi, desidero profondamente che sia un anno speciale, un anno di ripresa, un anno al termine del quale poter dire “peccato che sia passato”, un anno di grazia, dopo un tempo che si è fatto pesante e affannoso, che  ha riempito la testa di paure e il cuore di incertezze.  Provo, allora, attraverso questo contributo educativo a suggerire un metodo per vivere i mesi che ci stanno  innanzi come un tempo pieno, un tempo ricco, un tempo speciale:  riconoscere ed esprimere, nel vissuto e continuativo quotidiano, il proprio grazie per le cose belle che ci ritroviamo indipendentemente da noi (per merito relativo), dal nostro agire, e che troppo spesso diamo per scontate e dovute. Noi molto spesso apparteniamo a quelle persone che se ricevono un bacio, un complimento, un grazie lo ritengono dovuto, meritato e talvolta drammaticamente scontato. Propongo, invece, la capacità di ritrovare il gusto della meraviglia, il piacere di dire grazie  per le cose e situazioni ordinarie e soprattutto il dovere educativo di pretenderlo dai figli e dai giovani per cose che troppo spesso danno per dovute.  Chi non riesce a stupirsi, a meravigliarsi a ringraziare è come se fosse morto avrebbe detto e scritto Einstein. La meraviglia e la riconoscenza sono  ciò che consentono  di  reggere l’urto del tempo e vanno di pari passo con la curiosità di vivere, con la vitalità dell’agire  perché ci fanno svegliare da un mondo dormiente. Essere in grado non solo di non perdere la magia delle cose belle che ci capitano, ma di trasmetterla agli altri è ciò che siamo chiamati a fare affinchè  sia davvero un buon anno.  Cerchiamo di  conservare davanti a noi l’immagine biblica di Giobbe, l’uomo giusto, messo alla prova fino allo sfinimento da Satana. Dopo l’ennesima prova, quando  Dio che gli mostra le meraviglie del creato e in tal modo gli ricorda la gratuità del Suo agire riesce a stupirsi  portandosi la mano alla bocca in segno di totale accoglienza dei prodigi di Dio.  Giobbe, come noi, non rinuncia a capire, non accetta la sofferenza subita, ma con la mano innanzi alla bocca (noi siamo facilitati dalle mascherine) tace e si lascia avvolgere dalla prospettiva di bello e di bene che Dio gli sta indicando, nonostante tutto. Noi, per fortuna, abbiamo ricevuto molto dal tempo che ci è dato di vivere, e il rischio è paradossalmente  quello di  trovare maggiore difficoltà  ad entrare ogni giorno con occhi incantati nella routine, e di arrivare a sera senza riconoscere il Signore che ci ammonisce così ”la tua vita è teatro di grandi miracoli e di meraviglie silenti, apri gli occhi e torna a stupirti e a gioire per i doni  che la abitano per non cadere nell’oblio, nell’ insensibilità che assomiglia alla morte. Chiudi gli occhi e trova in ogni momento almeno tre cose vissute per dire grazie”Buon anno!