“Che figlio/a sogni di avere? …Semplice sarà simile al riflesso che esce dal tuo cuore”.

Se questa massima fosse vera, come credo, penso che sia presto spiegata la fragilità dei nostri giovani, dei nostri ragazzi. I questi 25 anni di presenza nella scuola ho visto crescere sempre di più l’attenzione dei genitori rispetto alle questioni pratiche e organizzative legati alla frequenza scolastica, ho visto aumentare a dismisura la disponibilità di beni strumentali a disposizione delle nuove generazione e diminuire in maniera direttamente proporzionale l’attenzione e la preoccupazione genitoriale rispetto alla dimensione interiore dei propri figli.

Certo a parole tutti  condividiamo il primato dell’essere sull’avere, ma spesso capita che il nostro  cuore sia abitato da un altro tesoro e tesoriere, …un “padrone esigente”, capace di tenerci schiacciati a terra,  piegati dalla quotidianità, incapaci di spiccare voli vero l’Alto,  compiere slanci di carità, con cui formeremmo spontaneamente i nostri figli.

“L’educazione – affermava don Bosco – è cosa del cuore e Dio solo ne è il padrone e non potremo riuscire a niente se Dio non ci dà in mano la chiave di questi cuori”.

Un problema di cuore – adeguatamente distante dal sentimentalismo verso cui lo si vorrebbe circoscrivere – che ha a che fare con Dio, perché Dio solo legge e scrive nel profondo di noi.

La preoccupazione di un anno di scuola che inizia non può esaurirsi solo nella preoccupazione che i nostri figli mostrino un impegno serio e fruttuoso, che giungano al conseguimento del “pezzo di carta” che “permetterà di lavorare”.

Chi cresce ha tutto e ha niente, nel senso che tutte le potenzialità sono in lui, come dotazione umana e come sostegno della grazia, ma nulla di esse si attiva senza un processo educativo che veda come punto di riferimento figure di adulti e testimoni maturi per umanità e fede. Nessuno sviluppo si mette in moto se non c’è qualcuno che dia occasione a chi cresce di prendere coscienza e di risvegliare il desiderio e la volontà di Vivere con entusiasmo ogni istante.
Il dilemma di oggi sembra quello che proprio gli adulti non siano in grado di imporre modelli e suggestioni più forti dell’influsso dei media, dei social, del “banal e comun pensar” o forse gli adulti stessi sono loro stessi divenuti vittime, e il loro cuore non è più la sede da cui scaturisce il pensiero, la memoria e la virtù come invece suggerisce la Sacra Scrittura.

 

L’augurio dell’anno è che si possa, dunque, tenere al “caldo il cuore” perché i giovani incontrino maestri di vita, dal cuore speciale, dal cuore che trasuda di Dio.

Buon Anno

Il Direttore