Inizia con ottobre  la pubblicazione del  contributo educativo che come direttore d’Istituto metto a disposizione mensilmente   di chi sa bene che “genitori non si nasce ma si diventa”,  di chi crede che per fare bene la mamma e il papà bisogna impegnarsi molto, cercare gli strumenti giusti, e, anche pregarci sopra, perché talora la via diventa impegnativa e i legami affettivi rischiano spesso di offuscare la lucidità e la tempestività dell’intervento genitoriale

Quest’anno vorrei iniziare recuperando un concetto bandito dalle scuole pedagogiche post moderne: quello dell’autorità,  soppiantato quando va bene dal principio di autorevolezza. Eppure Gesù parlava come “uno che aveva autorità”, eppure senza il rispetto dell’autorità costituita si rischia l’anarchia, e senza i rapporti gerarchici si rischiano relazioni simmetriche, dove non è scontato a priori a chi obbedire,  a chi affidarsi,  a chi chiedere cura.

Noi adulti oggi facciamo fatica ad assumerci la responsabilità dell’ultima parola. In nome del rispetto della libertà individuale gli educatori si sentono in obbligo di giustificare  e assecondare  le  proposte e le richieste dei figli. La difficoltà a “contenere” lascia i figli in preda alle proprie pulsioni, alle proprie agitazioni, alle proprie ansie.  È chiaro che, via via che i figli crescono, è utile l’arte del negoziare ed è sano aggiornare i si e i no, ma la delegittimazione dell’autorità e la definizione dei rapporti educativi come simmetrici non aiutano i figli a diventare adulti davvero liberi e responsabili.  Sull’altare della simmetria e della libertà individuale come unico ed esclusivo valore di riferimento i figli e gli allievi (e domani i cittadini) assumono il ruolo di clienti che accettano o rifiutano ciò che l’adulto si sforza di vendere e di contrattare con loro.

Recuperare e legittimare l’ autorità degli educatori, recuperare asimmetria, è la sfida grande che abbiamo davanti. Siamo consapevoli che nel recente passato l’autorità e l’asimmetria sono stati, spesso, vissuti all’insegna del potere arbitrario. La sfida educativa è vivere un’autorità asimmetrica nutrita da mentalità relazionale, capace di lasciarsi raggiungere dai bisogni dell’altro, in sintonia con l’età e con quello che gli occhi dei figli ci restituiscono. L’autorità vissuta con sensibilità relazionale  é l’ancoraggio da condividere e a cui educarci insieme, genitori e docenti.

In nome del principio caro a don Bosco “Maestri in cattedra, amici in cortile” , richiamando fortemente i docenti della scuola alla cura con cui fare il passo della salita in cattedra, abbiamo voluto rimettere in tutte le classi le predelle su cui abbiamo poggia la cattedra,  affinchè  anche in maniera simbolico-strutturale si possa dare vita ad una scuola capace di far crescere uomini e donne in grado di  confrontarsi con “il superiore”,  con “il capo”, con chi ha mansioni, ruoli e inquadramenti diversi dai propri. Buon anno!