Ci stanno facendo credere che vivere corrisponda a lavorare con la massima resa, produrre velocemente, portare  sempre risultati e traguardi di pregio, disinteressandosi dell’oltre che di fatto per semplificazione non esiste. In realtà se ci pensiamo bene la vita non è, affatto, una corsa perché alla fine. Non c’è alcun podio se non “la palma della vittoria”, di cui saranno incoronati i giusti, MA nell’aldilà.

Vivere è la strada, non è certo la meta. Vivere è questo momento, mentre leggi questo contributo educativo. Vivere è quello che farai subito dopo. Uscire di casa, dormire, restare arrabbiato o perdonare, fare quella telefonata che posticipi da tempo, prendere la bici, tuffarti in acqua da lassù, accarezzare il viso di tua nonna. Vivere è dedicare tempo alle tue passioni e alle cose che ami. Vivere è condividere con chi vuoi, è ridere e piangere insieme.

Vivere è voltare pagina, sorridere al tuo corpo che cambia, scoprire che ti stupisci ancora, e ancora hai quelle paure ma oggi fanno quasi sorridere, vivere è innamorarsi, ancora e sempre. Vivere è la calura estiva, sono le notti mentre fuori è freddo e pioggia, sono le chiavi perse e gli amici ritrovati, le vecchie foto e i libri nuovi.

E ciascuno di noi è regista e attore. Forse, come suggerivo nel nostro ultimo incontro alla consegna delle pagelline, dovremmo imparare a smetterla di  assolutizzare o banalizzare le situazioni che la vita propone e dispone, abituandoci a giostrarci, goderci, gestirci la complessità evitando di  cercare scorciatoie per alleggerire il carico che è pensato da sempre e per sempre per l’umano, che se non fosse in questa situazione “aguzza, quanto meno l’ingegno”.

In questi tempi digitali è più forte di noi: nutriamo una passione irrefrenabile per le scorciatoie. Così, ogni volta che una qualunque strada davanti a un po’ tortuosa o solo troppo faticosa, ci viene spontaneo tagliare per la via più breve, incuranti del fatto che così facendo magari ci infangheremo le scarpe.

Amiamo le scorciatoie perché siamo convinti che grazie a loro risparmieremo tempo ed energie. Ma c’è anche altro: mentre prendiamo una scorciatoia è come se ribadissimo a noi stessi e al mondo che noi non siamo come gli altri. Siamo più indipendenti, più furbi, meno “pecoroni”.

Stiamo attenti perché c’è un inganno dentro questa semplificazione delle cose. Ed è il farci credere che per ogni problema (o sfida) che ci si pone davanti possa e debba esistere un’applicazione facile, un tool (cioè un “attrezzo”) o un tutorial video che ci faccia superare gli ostacoli e ci faccia “evolvere” in fretta al livello successivo, come un superpotere in un videogioco.

Smettiamola di illuderci che la vita non sia tale quando ci è chiesto di attraversare una stagione o situazione di complessità. E che nessun problema meriti la nostra fatica o una fetta troppo grande del nostro tempo. E questo in ambito educativo è un dramma e i risultati generati dalla nostra brutalità di giudizio una tragedia

Come se ne esce? Applicando l’approccio al lavoro degli artigiani, magari degli scalpellini. Gente che  sa che per fare un’opera d’arte occorre un lento, meticoloso e paziente lavoro, togliendo dal blocco di marmo ciò che essenziale non è per lasciar risplendere la meraviglia che abita la complessità della massa