Nei giorni scorsi abbiamo tutti appreso con grande tristezza che prima un sedicenne a Lavgna, poi un diciasettenne a Milano e infine un giovane di 22 anni a Rovigo hanno concluso tragicamente il loro excursus terreno. Per capire cosa stia succedendo è stato intervistato il pedagogista Daniele Novara.

In primo luogo che una serie di problemi stanno passando dal campo dell’educazione al campo medico (psicologi, pedagogisti….)  peggio ancora a quello giudiziario. E questo non è solo sbagliato ma molto pericoloso. Pensiamo al bullismo e il consumo eccessivo di alcool  sono problemi educativi, letteralmente educativi. Non è legittimo in nessun modo che la società consegni questi problemi agli psicofarmaci o ai distretti militari. Siamo adulti che liberano serpenti dove invece ci sono solo piccoli lombrichi.

Il secondo elemento è che ovviamente ci troviamo di fronte ad un a generazione adolescenziale particolarmente fragile da un punto di vista emotivo. C’è quella che in un recente lavoro viene chiamata “carenza conflittuale”. Significa che c’è una profonda difficoltà a gestire le situazioni critiche, di contrarietà e di conflittualità. Sono ragazzi cresciuti in contesti eccezionalmente virtuali. Molti di loro passano diverse ore nel mondo dei videogiochi, whatsup, youtube, aspettando un “Mi piace”. Hanno indici di socializzazione molto bassi e sono eccessivamente coinvolti nella vita degli adulti che li proteggono e li sottopongono alla loro iper apprensione. Sono ragazzi con difficoltà gravi ad affrontare le comuni fatiche della vita e le normali crisi o gli ostacoli che si incontrano quotidianamente.

I neurologi ci dicono che quando un ragazzo si fa tante ore ogni giorno davanti ai videogiochi il suo cervello comincia a mortificarsi precludendosi importanti esperienze della vita e a ridurre la sua capacità di affrontare i passaggi evolutivi. Si aliena rispetto alla realtà concreta. A questo va aggiunto che gli ultimi prodotti di intrattenimento sono molto pericolosi perché richiedono una grande devozione e investimenti di tempo ingentissimi. Diventano una compulsione. Questo è molto più pericoloso che farsi uno spinello ogni tanto. È su questo che bisogna lavorare.

Ho voluto in questo articolo lasciare la parola ad altri, permettendomi di mettere in rilievo alcune parole. Basterebbe rileggere questi  punti per capire se dal punto di vista educativo è opportuno impostare una sobrietà e un controllo diverso da quello posto in essere abitualmente