Nella visita a Milano di papa Francesco, c’è un passaggio rivolto ai  cresimandi a San Siro, che vorrei  sottolineare e che conferma l’autenticità della linea pedagogica del nostro Istituto

“Io consiglierei un’educazione basata sul pensare-sentire-fare, cioè un’educazione con l’intelletto, con il cuore e con le mani, i tre linguaggi. Educare all’armonia dei tre linguaggi, al punto che i giovani, i ragazzi, le ragazze possano pensare quello che sentono e fanno, sentire quello che pensano e fanno e fare quello che pensano e sentono. Non separare le tre cose, ma tutt’e tre insieme. Non educare soltanto l’intelletto: questo è dare nozioni intellettuali, che sono importanti, ma senza il cuore e senza le mani non serve, non serve. Dev’essere armonica, l’educazione”.

Il Papa sembra metterci in guarda dall’eccesso di razionalismo; quel razionalismo che ci ha portati a esplorare Marte, a costruire grattacieli alti 163 piani, a misurare il più profondo degli abissi a quasi 11mila metri sotto il livello del mare, a volare a 7200Km orari, a operare in utero la spina bifida….Quanti bei traguardi…ma oggi possiamo dire che per questa strada stiamo perdendo la  felicità, perché stiamo dimenticando di nutrire l’anima, di nutrire l’umano (pensare e sentire).

Eppure noi tutti ricordiamo la frase detta dalla volpe al piccolo principe: “Non si vede bene che col cuore”. Abituiamo i nostri ragazzi a guardare le bellezze di un cielo stellato,  i profumi di una pianta fiorita, la bellezza di un’opera d’arte, l’armonia di una dolce melodia. Creiamo occasioni per spegnere la ragione, facendo spazio all’ascolto di ciò che proprio perché è Mistero, allarga i confini, dentro il quale può facilmente abitare anche il nostro piccolo io.

Concludo citando un fatto noto agli educatori che si ispirano a don Bosco….Spesso mamma Margherita portava, la sera d’estate, il piccolo Giovanni sull’aia del Colle e così diceva “E’ Dio che ha creato il mondo e ha messo lassù tante stelle. Se il cielo stellato è così bello chissà il Paradiso”.

Quanta ingenuità direbbe qualcuno… ma che profondità di cuore e magnanimità d’animo avrà il grande don Bosco,  completata con un studio serio e appassionato che lo rese capace di apprendere disparaati saperi e mestieri diventando maestro d’arte e di vita.