Quando arrivo a scrivere il contributo educativo del mese di maggio il “cuor per poco non si spaura”: studenti che a breve diventeranno ex-allievi,  consigli di classe che dovranno scegliere quali ragazzi promuovere e quali invece fermare,  percorsi formativi che dovranno  necessariamente “essere compiuti”. …  E poi , in questi giorni,  “ la presente stagione con il suo suono” mi agita ulteriormente: un anno molto strano sembra concludersi ancor prima di essere iniziato, ed insieme alla preoccupazione si accompagna anche un senso di smarrimento dettato dalla sconsolante constatazione della crescente fragilità che tra i giovani sembra essere sempre più  responsabile di giocate al “ribasso”, una generazione di “spaventati” senza energia”.  Nasce così un poco di naturale sconforto, di paura e  smarrimento, che per un attimo “annega il pensier mio”,  anche se la vera differenza con il poeta recanatese, è proprio quella  di non desiderare affatto  di far “naufragio”, ma di cercare per me e per i miei ragazzi di proporre la via della felicità “ quaggiù e nell’eternità”, perché di fatto di questa siamo fatti. E “così sedendo e mirando, interminati spazi e sovrumani silenzi” mi sovviene non l’eterno ma l’Eterno, che certamente ci chiama a vivere l’oggi con tutta l’energia possibile, tenendo ben in mente ciò che un tempo si ripeteva  davanti alle fatiche della seminagione a “Dio Piacendo!” – “ Se Dio vorrà”. Espressione che fa tornare il sereno, che ridona vigore, che riporta fiducia e soprattutto la speranza di cui si deve nutrire il cuore. Riprendiamo a dirlo ai noi stessi, ai nostri amici, ai nostri figli/e. Questa prospettiva è liberante, perché ci ricorda che NON tutto dipende da noi, dai nostri sforzi, dalle nostre volontà. Se facciamo bene i compiti, se seguiamo, le istruzione, se riusciamo a tenere tutto sotto controllo… Smettiamo di sentirci onnipotente, recuperiamo la bellezza di una precarietà che è salvata comunque. Sapere che c’è qualcuno sopra la nostra testa che non siamo in grado di dominare e conoscere, è liberante e consolante. E così vivremo non solo la prossima stagione estiva recuperando le forze, ma alimenteremo il cuore dell’Ultimo Orizzonte, che lo sguardo Non esclude con il quale pacificati eviteremo non solo il delirio del “se io voglio”,  ma ritroveremo il coraggio di percorre le strade che puntano in Alto, che portano a Casa. Mi piace augurare buona fine d’anno e buon principio di  tempo nuovo con le parole di Teresa di Lisieux: ”Diventare più grande mi è impossibile, devo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni, nondimeno voglio cercare il mezzo di andare  per una via ben dritta,  una  via tutta nuova”. Ognuno faccia  sempre il meglio che può, il resto lo si lasci fare a Dio!